1914-1950 Gianna – Maria Giovanna Gelfusa – nasce il 24 maggio 1914 a Pontecorvo (Frosinone) undicesima di dodici figli. Il padre Giuseppe, mezzadro coltivatore di tabacco, uomo retto e profondamente religioso e la madre Maria Grazia, donna laboriosa e pia, danno alle figlie una formazione austera e cristiana. Attraverso una famiglia povera di beni terreni, ma ricca di valori e fede, Dio la forma per essere lo strumento di un grande disegno di salvezza.
Perché possa aiutare la famiglia con il lavoro, i genitori non fanno continuare gli studi a Gianna che si ferma alla sola prima elementare, quanto basta per saper fare la firma.
All’età di sedici anni la malaria costringe Gianna a letto per qualche mese. In queste condizioni ha una lunga visione divina culminante con l’incontro dell’Eterno Padre. Gianna chiede: “Padre, che cosa dobbiamo fare sulla terra che tu sei più contento?”, e Dio Padre le dà una regola aurea: “Attenetevi a ciò che dice la Chiesa!”. Tanta è la fiducia che le avevano insegnato ad avere nei ministri di Dio, che quando racconta ai sacerdoti Passionisti del suo paese la propria esperienza, si attiene al loro consiglio di non dare retta alla visione perché – le dicono – erano fantasie di donna.
A diciotto anni perde l’amato papà Giuseppe; l’anno successivo si sposa e, per cercare lavoro, si trasferisce con il marito Carlo a Roma, dove vanno a vivere in una casa popolare di un quartiere molto povero. Qui nasce il primo figlio, che però muore dopo tre mesi. Il matrimonio le procura numerose sofferenze ed ansie: con il marito disoccupato si ritrova sola a mantenere la famiglia con tre figli. Non si sottrae a lavori faticosi e pieni di umiliazioni: nel corso degli anni intraprende viaggi per la compravendita del sale, allestisce una bancarella per la compravendita di indumenti usati, fa le pulizie nel Palazzo di Giustizia, pulisce e riordina la mensa ferrovieri, si occupa della custodia e della pulizia dei bagni della Stazione Termini e svolge servizi domestici presso alcune famiglie.
1951-1953 Nonostante la sua povertà, Gianna generosamente risponde all’appello del suo parroco di ospitare un missionario laico. Attraverso questa opera di carità – che si rivela provvidenziale per la sua vita – il missionario le fa conoscere padre Pio Frzop, che diventa poi il suo primo padre spirituale. A questo sacerdote Gianna racconta la visione avuta a sedici anni. Alla fine del racconto in tono grave egli dice: “Vera visione, vera visione!”. Da quel momento inizia per Gianna una svolta nella vita e compaiono fatti straordinari: visioni e locuzioni.
Gianna, in quel tempo, lavora pulendo in ginocchio le lunghe scalinate di marmo del Palazzo di Giustizia, piangendo e offrendo le sofferenze fisiche e spirituali, con il desiderio di recuperare tutto il tempo vissuto senza tenere conto della prima visione, tempo che lei considerava perduto. La consola una visione: l’Eterno Padre e Gesù, vedendo questo suo comportamento di offerta e riparazione, si guardano reciprocamente e annuiscono in segno di compiacenza.
In questi anni è fondamentale per la vita di Gianna anche un altro episodio di ospitalità, nei confronti di una giovane straniera dalle origini ignote e di cui si conosce solo il nome: Bet Scima Ari. È il 12 settembre 1951, giorno che segna l’inizio dell’Opera. Da quel momento Gianna, in nome della carità, sceglie di lasciare il lavoro fisso e si affida alla Provvidenza di Dio giorno per giorno.
Nel 1951 padre Pio croato, prima di partire per la Terra Santa, affida Gianna alla direzione spirituale di padre Benedetto D’Orazio. Questo sacerdote Redentorista segue e guida Gianna per ben 24 anni. È un direttore di anime molto esperto e dotto, a cui si rivolgono cardinali, vescovi e religiosi. È in questo periodo, nel 1952, che nasce la quinta e ultima figlia.
1954-1964 Sono gli anni nei quali Gianna affronta problemi di salute e gravi travagli familiari. Il marito muore di cirrosi epatica nel 1964. Le dame di carità di S. Vincenzo, che agli inizi degli anni ’50 la soccorrono nella povertà, sono testimoni dei primi brevi messaggi. Attirate da quelle parole che vengono in modo straordinario, iniziano a trovarsi insieme per pregare con Gianna e chiamano altre amiche. Insieme al dono dei messaggi, Gianna vive una familiarità profonda con le Persone Divine, con la Madonna e i santi: da loro è istruita interiormente con locuzioni che sono al tempo stesso formazione e guida nelle scelte quotidiane. Tutto ella sottopone al padre spirituale e una volta rassicurata sulla bontà dell’istruzione ricevuta ne rende partecipi quelli che la circondano.
1965-1973 Nel frattempo i messaggi si fanno sempre più numerosi e si va riunendo attorno a Gianna una cerchia di persone che riconoscono il dono che il Cielo le ha fatto e la aiutano. Nel 1969 una marchesa offre un appartamento sito a Roma in Piazza Bologna, 22 per ospitare il gruppo di preghiera. Gianna si trasferisce in questa casa dove può impegnarsi con maggiore dedizione all’Opera che il Cielo le chiede. Rimane a disposizione per ascoltare le molte persone, fra cui anche sacerdoti, che la avvicinano per chiederle consiglio. Nonostante ciò, poiché è ospite in una casa non sua, non è libera di esercitare la carità come vorrebbe e le prove non mancano.
L’Opera si diffonde da cuore a cuore sempre più, anche fuori Roma e molti sono i sacerdoti e i religiosi che si interessano. Padre Antonio Blasucci, francescano conventuale che insegna Teologia mistica e Spiritualità in varie facoltà pontificie fra cui l’Antonianum e il Seraphicum, affianca e poi succede nella direzione spirituale a padre Benedetto D’Orazio. Partecipa assiduamente al gruppo di preghiera ed assiste personalmente a numerosi messaggi, affermandone la bontà e spiegandone i contenuti.
1974-1982 Questi sono gli anni più intensi per l’apostolato di Gianna. Con l’aiuto di alcuni collaboratori, visita più assiduamente i gruppi sparsi in tutta Italia e segue la nascita di nuovi cenacoli. Nell’agosto del 1974, in seguito a una caduta, riporta un danno alla colonna vertebrale, è costretta a portare il busto ma ciò non le impedisce, anche se con grandi sacrifici, di proseguire nell’adempimento della sua missione, anzi intensifica il suo impegno con i viaggi nel nord Italia.
Nel 1976 Gianna sposa Angelo Bizzego, uomo di grande fede ed equilibrio. Il marito tutto dedicato all’Opera, sostiene Gianna nella sua missione con la preghiera e la testimonianza e la accompagna nei suoi viaggi di apostolato fino al 1987, anno in cui muore.
1983-1986 Il Vescovo della diocesi di Palestrina, mons. Renato Spallanzani, conosciuto il Movimento Mariano Betania e la bontà del carisma, formula a Gianna questa richiesta: “Suppongo che la Madonna voglia un’Opera; la voglio sotto la mia diocesi”. Nel 1983 viene acquistato un terreno sito in Zagarolo e in seguito viene inaugurata una cappellina dedicata al Cuore Immacolato di Maria SS.ma, con facoltà di celebrare la S. Messa e di tenere il Santissimo Sacramento. Iniziano a venire per brevi ritiri le persone dei gruppi.
1987-1993 Pur senza trascurare l’apostolato, gli sforzi di Gianna si concentrano maggiormente sulla sistemazione del nuovo Centro. Sono anni nei quali ella si spende senza posa circondata di pochissimi collaboratori; ma è vicino il tempo della raccolta e della consolazione. Quelle che vi riportiamo di seguito sono sì le tappe più importanti della nascita del Centro, ma sono soprattutto i giorni della gioia per il cuore di Gianna: posa della prima pietra del nuovo edificio (6 ottobre 1990); benedizione delle campane (21 luglio 1992); consacrazione della Chiesa e benedizione della casa (29 maggio 1993) da parte dei tre Vescovi succedutisi nella diocesi di Palestrina: mons. Spallanzani, mons. Garlato, mons. Tomassetti.
Ella non solo vede realizzarsi la richiesta della Madonna di avere una casa a sua disposizione, e – ama ripetere – una chiesa in campagna consacrata come una basilica; ma gioisce della pubblicazione dei messaggi venuti per mezzo della sua disponibilità, messaggi che vengono dati alle stampe con l’approvazione del Vescovo diocesano. Assiste infatti alla stampa sistematica della collana “Gesù e Maria agli uomini d’oggi”, nella quale ogni volume riporta il Nulla osta del revisore diocesano mons. Giuseppe Di Lolli e l’Imprimatur del Vescovo.
Con l’inaugurazione del Centro si concludono i viaggi di apostolato di Gianna attraverso l’Italia; l’ultimo viaggio al nord risale alla fine di novembre 1993.
1994-1999 L’attività di Gianna, quindi, che in questi anni gode ancora di buona salute, si focalizza soprattutto nella formazione della piccola comunità che si è radunata intorno a lei. Arrivano le prime vocazioni sacerdotali e laicali e si manifestano i primi desideri di consacrarsi all’Opera. Si vive al suo fianco la disponibilità e lei non si stanca mai di trasmettere la sua ricchissima esperienza umana e spirituale, attinta sia dall’insegnamento dei padri spirituali che da quelli ricevuti dal Cielo. Gianna sente il peso dell’età, ma la fede e l’amore le danno la forza di ripetere il suo “si”.
Ella inoltre si dedica con piena disponibilità all’accoglienza delle persone che giungono al Centro desiderose di approfondire la loro fede, ascoltando le parole di Gesù e della Madonna, gli insegnamenti di Gianna e le catechesi dei sacerdoti. Talvolta i pellegrini hanno la grazia di essere testimoni diretti dei messaggi del Cielo. Momento particolare di questi giorni di accoglienza è il colloquio personale che Gianna dedica a chiunque glielo chieda. L’essere totalmente a disposizione di Dio e dei fratelli è la virtù più evidente di Gianna, sempre sorridente e piena di amore; non guarda all’orologio quando si tratta di parlare di Dio e di servire i fratelli.
2000-2003 Dopo l’ultimo messaggio di Maria SS.ma che porta la data significativa del 12 settembre 1999 (memoria liturgica del Nome di Maria), le condizioni di salute di Gianna si aggravano e deve fare ricorso alla sedia a rotelle. Il 1° ottobre 2000 inaspettatamente Gianna, nel salutare i partecipanti al gruppo domenicale, rivolge loro un discorso da tutti ritenuto il suo testamento spirituale, concluso con una preghiera a Dio Padre e un augurio ai presenti che qui riportiamo:
«Padre, tutti quelli che conosco, anche quelli lontani, anche quelli di tutta l’umanità`, ti prego, aiutali! Perdonaci! Aiutaci tutti! Siamo deboli, siamo piccoli, però ti vogliamo tanto bene, siamo tuoi figli, sei tu grande! ... e allora devono essere grandi anche i tuoi figli! Vi faccio tanti auguri, chissà se ci rivediamo ancora, se no ci siamo conosciuti: questa è una grazia! Che Dio vi benedica, per tutto il bene che avete fatto e che fate tramite le preghiere e la sofferenza. Sappiate offrire molto la sofferenza, la sofferenza di qualunque tipo, ma offriamo tutto a onore e gloria di Dio e a gioia della Mamma. Così` la Mamma prende da noi la sofferenza e la offre al Padre e viene tutta un’unione: noi e l’Eterno Padre! Tanti auguri, grazie.»
Questa esortazione a offrire preghiera e sofferenza è ciò che Gianna sta mettendo in pratica in questi ultimi anni della sua vita che sono un calvario continuo e crescente, proprio come le aveva preannunciato Gesù in un messaggio: «A te figlia,chiedo rinuncia, rinuncia completa! Rinuncia a te stessa e seguimi sulla via del Calvario. Quando sarai innalzata sulla croce,allora avrai finito» (Gesù, 25 luglio 1967).
È il 17 gennaio 2003 quando, nella casa voluta dalla Mamma Celeste a Zagarolo, Gianna sale alla casa del Padre. Come da lei sempre desiderato, sono presenti al suo capezzale due sacerdoti.
Le esequie, tenute domenica 19 gennaio 2003, sono presenziate dal vescovo diocesano S.E. mons. Eduardo Davino; insieme a lui concelebrano 14 sacerdoti e assistono numerosi fedeli provenienti dai gruppi del Movimento Mariano Betania. Il Vescovo afferma nella sua omelia: «Noi siamo sicuri che la nostra sorella Gianna, a compimento della sua giornata terrena, a compimento della missione che Iddio per lei ha concepito, è stata accompagnata da Maria all’incontro con il Figlio e ha potuto contemplare Cristo nella gloria della sua divinità, ha potuto contemplare la Trinità beata con occhi non da estranea, perché la familiarità con Dio, accompagnata da Maria, è stato il momento essenziale della sua vita».
Con il trascorrere degli anni successivi alla morte di Gianna, le parole del Vescovo Davino sembrano riecheggiare profetiche nella crescita sempre maggiore di questa Opera che il Cielo ha potuto compiere ai nostri giorni grazie al “sì” di un’umile mamma di famiglia: il Movimento continua a espandersi e germogliano sempre più numerosi i nuovi gruppi e cenacoli di preghiera nelle famiglie, mentre presso il Centro di Zagarolo i primi testimoni della santità di vita di Gianna, sollecitati dall’attuale vescovo diocesano S.E. mons. Domenico Sigalini, si stanno dedicando alla stesura della biografia di questa donna eccezionale. È il primo fondamentale passo per avviarne la causa di beatificazione.